Facevano male prima e fanno male ora, i Buñuel, che tra le fila lasciano Capovilla in favore di Andrea Lombardini e il suo basso che s’insinua nel rumore, morbidezza new wave che si fa contrappeso dilaniante, e l’ordigno è pronto a colpire più a fondo di quanto fatto finora, che di ferite ne aveva già ampiamente provocate. Una trilogia che volge al termine e lo fa con una ferocia da primo album con il senno del terzo, la benedizione dei terzi dischi che tocca solo coloro che sono in grado di gestirla.
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