sotto un mantello sonico dalle rigide sembianze matematiche sì nascondono gemmature poliritmiche, quasi orchestrali ragnatele che intrappolano e trasportano l’orecchio come ci ha ampiamente abituato il lavoro della compositrice (Math of You ma anche Sufyosowirl), oppure droni e respiri più larghi ma non meno circolari (la titletrack) che si avvicinano involontariamente a reminiscenze quasi sacre (Alphabet of Light) in una straniante liturgia di macchine.
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